Erika è arrivata in FATA da una comunità mamma-bambino. A due anni si trovava in uno stato di abbandono fisico ed emotivo, la sua mamma era malata e sotto psicofarmaci e non riusciva ad occuparsi di lei con le dovute cure. La bimba era molto autonoma, si coccolava e persino si cantava le ninne nanne da sola. Sul suo papà non aveva mai potuto contare più di tanto, nemmeno quando erano a casa insieme, anche se quel periodo era durato molto poco. Quello che tutti notavano in Erika, oltre una grande irregolarità, per cui non aveva orari, stava sveglia di notte e dormiva a lungo di giorno e non mangiava correttamente, era una sensibilità particolarissima, in grado di cogliere le sfumature dell’umore dell’adulto e di adattarsi al suo stato d’animo. Probabilmente aveva dovuto fare allenamento, con una mamma un po’ imprevedibile come la sua.
Col trascorrere del tempo, Erika comincia a trovare all’interno dell’equipe educativa dei punti di riferimento, si rasserena, si stabilizza e tira fuori tutto quel lato spensierato e divertente che inizialmente teneva un po’ nascosto. Diventa una bambina solare, con due occhi brillanti e pieni di energia, amata da tutti i compagni della comunità e dagli adulti che con lei si interfacciano, volontari ed educatori. E’ indubbiamente anche una bambina molto determinata e testarda, con un carattere molto forte.
Inizialmente vede i genitori in Spazio neutro, poi però questi incontri le provano sofferenza e così i Servizi Sociali e il giudice stabiliscono che per lei la strada migliore è quella dell’adozione.
Trovano per lei due genitori molto coraggiosi e volenterosi, che devono mettere in gioco molte delle loro capacità e tirar fuori molta pazienza perché Erika fa molta fatica a lasciare la comunità e le persone che si sono prese cura di lei fino a quel momento. La coppia è molto unita, e riesce a rispettare i tempi della bambina, più lunghi di quello che si pensava inizialmente.
Erika ora è con dei nuovi genitori, persone speciali che l’hanno voluta profondamente e che ad oggi ritengono che lei sia un dono speciale, uno di quelli che fa pensare che il Natale viene anche in altri momenti dell’anno, se lo si cerca con gli occhi del cuore.